L’origine del Teatro San Carlo….
Accanto a Piazza del Plebiscito, simbolo della città di Napoli, sorge il tempio lirico italiano, con una data di nascita che anticipa di 41 anni la Scala di Milano e di 55 la Fenice di Venezia. Il Teatro di San Carlo è stato costruito nel 1737, per volontà del Re Carlo III di Borbone fortemente intenzionato a dare alla città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio. Il progetto è affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano, Colonnello Brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e ad Angelo Carasale, già direttore del San Bartolomeo, il quale completa la “real fabrica” in circa otto mesi con una spesa di 75 mila ducati. Il disegno di Medrano prevedeva una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più un palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti.
L’inaugurazione, avvenuta la sera del 4 novembre, giorno onomastico del sovrano, sfoggia l’Achille in Sciro di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro e “due balli per intermezzo” creati da Gaetano Grossatesta; le scene sono di Pietro Righini. Come era usanza dell’epoca, Achille è interpretato da una donna, Vittoria Tesi, detta «la Moretta», con accanto la prima donna soprano Anna Peruzzi, detta «la Parrucchierina» e il tenore Angelo Amorevoli.
Tempo di percorrenza: 15 minuti a piedi dal QuiSiSta
Indirizzo: Via San Carlo, 98/F
80132 Napoli
Napoli sotterranea è una tappa obbligata se hai deciso di visitare la città campana. Si tratta di un vero e proprio patrimonio unico italiano perché caratterizzato da luoghi unici e davvero suggestivi a decine di metri di profondità. Un luogo davvero fuori dal comune! Continua con la lettura di questa guida così da conoscere più dettagli su questa città sotterranea, tutti gli orari di ingresso e i prezzi. Sei pronto a scoprire il ventre di Napoli? Iniziamo! Quando si parla di Napoli sotterranea si fa riferimento ad un percorso nel sottosuolo della città campana lungo ben 2400 anni. In questo luogo, dove il tempo sembra essersi fermato, è possibile conoscere la storia della città. Il nome “Napoli sotterranea” è stato ripreso dall’omonimo libro dello scrittore Guglielmo Melisurgo.
Cunicoli, cisterne e musei rendono questo viaggio suggestivo e ricco di bellezze. Questo posto è davvero ricco di Storia: se vogliamo, abbraccia tutta la storia dell’Umanità.
Infatti, i primi resti risalgono a 5000 anni fa, mentre fu in epoca romana che si sviluppò il reticolo dei sotterranei per creare una rete di acquedotti. I sotterranei, non più utilizzati per l’approvvigionamento idrico, vennero usati durante la Seconda Guerra Mondiale come nascondigli. Qui i napoletani si protessero dai bombardamenti aerei che devastarono la città. In questo modo durante i periodi di guerra la Napoli sotterranea divenne la culla di 4.000 persone che trovarono qui rifugio.
Ancora oggi, a testimonianza di quel periodo duro per la popolazione napoletana, è possibile vedere graffiti e vari oggetti che testimoniano uno dei periodi più bui della storia italiana. Ed è per questo motivo che passeggiare tra questi cunicoli, a 40 metri di profondità dalla superficie, significa entrare e fare parte della storia! Infatti, è possibile vedere con i propri occhi tracce di diverse epoche storiche e scoprire le preziose testimonianze di un tempo. Napoli sotterranea, come anticipato, è caratterizzata da gallerie, resti dell’antico acquedotto, ma anche dal museo della guerra, dell’acqua e del presepe napoletano. Se sei interessato alla visita, è possibile fare un tour guidato di circa 2 ore per scoprire le bellezze del sottosuolo di Napoli.
Compreso nel biglietto, i cui prezzi verranno detti in seguito, potrai visitare il teatro greco-romano. Si tratta di un anfiteatro greco, successivamente ampliato dai romani tanto da renderlo uno dei maggiori teatri dell’antica Roma. Infatti, in passato era costituito dalla cavea, gradinate e palcoscenico! Un vero e proprio teatro che ospitava anche degli imperatori.
Ciò che colpirà la tua attenzione sarà sicuramente l’ingresso: si accede a quello che resta del teatro mediante una botola. Devi sapere, infatti, che al teatro si accede mediante un’abitazione napoletana situata sul livello della strada. Inoltre, questo luogo è conosciuto anche con il nome “teatro di Nerone” perché l’imperatore romano, l’ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia, quando giungeva a Napoli, metteva in scena i suoi spettacoli proprio in questo teatro.
Come dicevamo prima, questi sotterranei furono utilizzati come nascondigli durante la Seconda Guerra Mondiale da migliaia di persone. Ed è per questo che è stato creato un vero e proprio museo della guerra a testimonianza di questo passato. In questo luogo è possibile vedere da vicino oggetti e documenti che risalgono al secondo conflitto mondiale. Infatti è dal 2008 che questo museo raccoglie e conserva documenti relativi alla guerra e mostra al pubblico documenti e testimonianze risalenti al periodo compreso tra giugno 1940 e il settembre 1943.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che dopo la guerra, nel tentativo di ridare un assetto cittadino a Napoli, detriti e cumuli di pezzi di tufo furono gettati proprio nei sotterranei. Ed è stato proprio grazie all’attività dei volontari che questo pezzo di storia della città è stato valorizzato ed è tuttora fruibile a tutti.Ma non è finita qui. Nel sottosuolo della città ci sono gli Orti Ipogei: praticamente un orto nelle viscere di Napoli! Se finora pensavi fosse impossibile realizzare un orto a 40 metri di profondità, ora dovrai ricrederti. Infatti, si tratta di una sperimentazione botanica aperta a giovani, studenti, turisti ma anche ai ricercatori. In questo modo sarà possibile studiare in che modo le piante possano crescere senza la luce artificiale, ma mediante speciali lampade. Questo progetto, davvero innovativo, ha colpito l’attenzione anche di numerosi organismi nazionali e internazionali.
Indirizzo: Piazza San Gaetano 68 Napoli
Tempo di percorrenza: 15 minuti a piedi dal QuiSiSta
La fama di alchimista e audace sperimentatore di Raimondo di Sangro ha fatto fiorire sul suo conto numerose leggende. Una di queste riguarda proprio il velo del Cristo di Sanmartino: da oltre 250 anni, infatti, viaggiatori, turisti e perfino alcuni studiosi, increduli dinanzi alla trasparenza del sudario, lo hanno erroneamente ritenuto frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di San Severo.
In realtà, il Cristo Velato è un’opera interamente in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra, come si può constatare da un’osservazione scrupolosa e come attestano vari documenti coevi alla realizzazione della statua. Ricordiamo tra questi un documento conservato presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, che riporta un acconto di cinquanta ducati a favore di Giuseppe Sanmartino firmato da Raimondo di Sangro (il costo complessivo della statua ammonterà alla ragguardevole somma di cinquecento ducati). Nel documento, datato 16 dicembre 1752, il principe scrive esplicitamente: “E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…”. Anche nelle lettere spedite al fisico Jean-Antoine Nollet e all’ accademico della Crusca Giovanni Giraldi, il principe descrive il sudario trasparente come “realizzato dallo stesso blocco della statua”. Lo stesso Giangiuseppe Origlia, il principale biografo settecentesco del di Sangro, specifica che il Cristo è “tutto ricoverto d’un lenzuolo di velo trasparente dello stesso marmo”.Il Cristo velato è, dunque, una perla dell’arte barocca che dobbiamo esclusivamente all’ ispiratissimo scalpello di Sanmartino e alla fiducia accordatagli dal suo committente. Il fatto che l’opera sia stata realizzata da un unico blocco di marmo, senza l’aiuto di alcuna escogitazione alchemica, conferisce alla statua un fascino ancora maggiore.
La leggenda del velo, però, è dura a morire. L’alone di mistero che avvolge il principe di Sansevero e la “liquida” trasparenza del sudario continuano ad alimentarla. D’altra parte, era nelle intenzioni del di Sangro – in questa come in altre occasioni – suscitare meraviglia: non a caso fu egli stesso a constatare che quel velo marmoreo era tanto impalpabile e “fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori”.
Orari di apertura:
Tutti i giorni: 9:00 – 19:00
Sabato: 9:00 – 20:30 (da maggio a dicembre 2019)
Ultimo ingresso consentito
30 min. prima della chiusura
Chiuso il martedì
Indirizzo: Via Francesco de Sanctis, 19/21, 80134 Napoli NA
Tempo di percorrenza: 8/10 minuti a piedi dal QuiSiSta
Sull’antico Isolotto di Megaride sorge imponente il Castel dell’Ovo. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Il luogo ove era conservato l’uovo, fu chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da “quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino”.
Da quel momento il destino del Castello, unitamente a quello dell’intera città di Napoli, è stato legato a quello dell’uovo. Le cronache riportano che, al tempo della regina Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo dell’arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la Regina fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l’uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure.
Il castello è aperto:
nel periodo estivo (in coincidenza con l’applicazione dell’ora legale e fino alla sua disattivazione)
nei giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 19.30 – ultimo accesso ore 19.00
nei giorni festivi e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00 – ultimo accesso ore 13,30
nel periodo invernale(in coincidenza con la disattivazione dell’ora legale e fino alla nuova attivazione)
nei giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 18.30 – ultimo accesso ore 18.00
nei giorni festivi e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00 – ultimo accesso ore 13,30
L’accesso al castello è gratuito
Indirizzo: Via Eldorado 3 – 80132 Napoli
Tempo di percorrenza: 30 minuti a piedi dal QuiSiSta
Le prime notizie relative all’imponente struttura fortificata che domina dall’alto la città di Napoli risalgono al 1275, quando la fortezza, indicata come ‘Belforte’, era abitata dai familiari del re Carlo d’Angiò. Roberto d’Angiò nel 1329 decise di ampliarla ed incaricò l’architetto senese Tino di Camaino, di progettare la ristrutturazione. Nel corso dei lavori, terminati nel 1343, il palazzo fu trasformato in castello. Tra il 1537 e il 1547 il castello fu ricostruito su commissione dal viceré Don Pedro de Toledo e prese la caratteristica configurazione con impianto stellare a sei punte. Divenne così una delle fortezze più moderne del tempo e, insieme agli altri castelli napoletani, costituiva una compatta struttura di difesa che racchiudeva la città. Il progetto fu affidato a Valenzano Pedro Luis Escrivà, uno dei più famosi architetti militari del tempo nel campo delle fortificazioni. Dal 1604 la fortificazione venne utilizzata come carcere per i prigionieri politici, poi carcere militare fino al 1952. Nel 1976 risalgono furono iniziati i lavori di restauro, durati sette anni, che hanno recuperato la struttura originaria, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e vari ambienti. Castel Sant’Elmo è oggi un centro polifunzionale per attività e iniziative culturali: dalle grandi mostre d’arte antica e contemporanea, allo spettacolo e all’organizzazione di forum e convegni, in una cornice naturale di indimenticabile bellezza. La vasta piazza d’armi e gli spalti monumentali offrono un panorama indimenticabile della città e di tutto il golfo.
Indirizzo: Napoli, Via Tito Angelini 20
Funicolare di Montesanto: Fermata Morghen
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